L’ordine e la forma

L’ordine e la forma

 

Mettere in ordine vuol dire disporre le cose in un certo modo, come se le mettessimo in fila secondo necessità.

E’ quel che accade fotografando. Il punto di vista scelto colloca il soggetto al posto giusto (secondo l’autore) della scena. Mettere bene le cose è una esigenza interiore , non un gesto di autorità, perché l’immagine è la forma del pensiero.

L’ordine di cui parliamo riguarda l’immagine, non la realtà. Fotografare il disordine è un non senso, perché la sua messa in immagine riorganizza visivamente quella condizione. Ecco perché la ricerca di un equilibrio interiore (che significa una ricerca di pace interiore) può essere contenuta nella fotografia d’un particolare della struttura di un rimorchiatore ormeggiato al Molo Italia.

La ricerca dell’ordine è anche ricerca sul colore e sulle materie. I colori non sono solo belli, distinguono materie e funzioni. Sui luoghi del lavoro e nella segnaletica il colore indica particolari situazioni e comportamenti. Così le materie possono suggerire, nella pagina, pesi e volumi dei manufatti e degli oggetti, manifestare una loro energia compositiva.

La presenza della figura umana è già nelle cose.

Se guardo i solchi della semina che disegnano il paesaggio, e lo costruiscono, non posso non andare al gesto, e alla antica sapienza, di chi l’ha compiuto.

Ci sono poi le forme che chiamiamo spontanee, già pronte per essere fotografate, che la natura ci offre: la forma d’una nuvola, le striature d’una pietra, le onde del mare. L’ordine di queste forme ci sfugge e lo sguardo è incapace di penetrare il mistero. Può solo guidare la camera nel prelievo d’una fetta del visibile.

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