Ritorno in piazza
Il mio dottore ha lo studio in piazza Brin, in un mezzanino che inquadra la piazza nell’arco del portico. Cosa dovrei volere di più?
Io sono nato in uno di questi appartamenti, sul lato opposto della piazza.
Guardo e penso che ho abitato le mie immagini più del luogo che rappresentano.
Sto cercando di mettere a fuoco una intuizione, per ora confusa ma satura di sensazioni, che sale dalla piazza in un pomeriggio di maggio. E penso che l’esperienza sensibile abbia bisogno dell’idea, d’una idea forte che faccia vere le cose.
L’emozione che proviamo, tornando nei luoghi vissuti, è in relazione all’idea che di essi siamo stati capaci di costruire. Le idee non sono un dono della fantasia o dell’emotività. L’emozione è importante, deve muovere alla conoscenza, deve muovere la ragione a mettere in fila, quindi in ordine ( un ordine relativo a quel mondo) i fatti e le cose, i colori, le parole, gli odori e le contraddizioni, le ferite e le gioie di quel luogo.
Non saprei dare un nome ai volti e ai corpi ritratti.
La memoria porterà il dono dell’identità.
Maggio 2002